Quel vecchio cappotto che portava sempre con se, sia d'inverno che d'estate glielo avevano regalato i genitori, un tempo ormai passato, glielo avevano fatto abbondante per la crescita; ma dopo tanto tempo gli andava ancora bene, questo poteva significare soltanto che la natura con lui non era stata benevola.
All'età di dodici anni era alto un metro e cinquanta, ed era magro come un chiodo, adesso che ne aveva più di cinquanta arrivava a mala pena al metro e sessanta ed era rimasto secco come un ceppo pronto per il camino.
Era un bel cappotto, caldo, di un bel colore cammello; da ragazzo lo sfoggiava soltanto in qualche occasione particolare, una visita a parenti, alla domenica e a Natale, poi finiva nel guardaroba e nessuno ci pensava più tranne lui, non c'era giorno che non lo guardasse o se lo provasse.
Quel cappotto fu l'unica cosa che gli rimase alla morte dei suoi genitori, la sua unica eredità. La vita gli fece dimenticare quel cappotto; senza un soldo, senza un lavoro, all'età di sedici anni si ritrovò a girare il mondo in cerca di un tozzo di pane. Di mestieri ne aveva fatti parecchi, ma non resisteva a lungo, erano troppo faticosi per un fisico così debole e malandato, aveva provato anche qualche piccolo furtarello, ma ci aveva rimediato soltanto qualche ceffone e una pedata nel culo.
Si era quindi dedicato con metodicità all'elemosina, lo faceva seriamente, studiava i posti migliori con lunghi appostamenti, il resto veniva da se, bastava guardarlo.
Anche nei periodi peggiori aveva resistito e mai aveva ceduto quel cappotto per qualche bel bigliettone.
Arrivato all'età di trent'anni decise che era giunto il momento di farsi una donna, sino all'ora aveva praticato la sublime arte della masturbazione, ma senza grandi risultati, anche in quel campo non eccelleva, per farselo venire duro, almeno quanto bastava, doveva esercitare tutta la sua concentrazione e non era detto che ci riusciva sempre.
Di avvicinare una donna non se ne parlava nemmeno, aveva quindi deciso per una professionista per andare sul sicuro. Riuscì a farsi una doccia con i pochi spiccioli che aveva in tasca e indossò il cappotto anche se la giornata era oltremodo calda, ma era l'unico capo decente che possedeva.
Si ritrovò in via Prè ad un'ora insolita per quel genere di commercio, erano da poco passate le dieci del mattino e la via era affollata unicamente da turisti e da qualche donna che vendeva sigarette e preservativi. Poche le puttane e per di più chiedevano cifre impossibili, avevano la faccia leggermente incazzata ed era meglio non infastidirle.
Quando aveva perso ogni speranza una voce di donna lo chiamò insistentemente. Si voltò quasi sorpreso, era una vecchietta con due grosse tette che metteva in evidenza, ma il suo viso pur truccato in modo maldestro emanava una strana luce. Fu attratto da quegli occhi che assomigliavano a quelli di sua madre.
Si ritrovarono in un garage umido e illuminato da una lampadina da venticinque watt, era difficile muoversi, in quel buco c'era un letto, un piccolo tavolino, due seggiole un poco sfondate, un fornello elettrico, un piccolo lavandino, un cesso che era meglio non guardare attentamente.
Si ritrovarono a letto a condividere le loro bruttezze, il corpo flaccido della donna l'avvolse per intero quasi a soffocarlo. Nonostante le cure amorevoli, la grande professionalità e la pazienza non successe niente e dopo quasi un'ora di supplizio per entrambi decisero che poteva bastare.
Si frugò in tasca non aveva neanche un soldo, aveva speso tutto per la doccia, sbiancò in viso e sembrava diventato ancora più piccolo, non gli rimaneva che pagare quella donna con l'unico oggetto di valore che possedeva: il cappotto.
Ma quella donna sembrava possedere uno strano potere, riusciva a entrare nella testa delle persone, per quell'uomo quel cappotto valeva troppo, era tutta la sua vita e lei non se la sentiva di ucciderlo per così poco. Come una buona madre lo accarezzò sulla testa e lo invitò a bere un bicchiere di vino un poco acidulo.
Divennero amici, lui era andato per farsi una scopata e aveva trovato una casa e due amici: una donna e una bottiglia. Da quel giorno tutti i loro soldi, pochini per la verità, andavano in vino perché aiutava a non mangiare e a scaldarsi.
Il cappotto che fino all'ora era stato usato poche volte e che sembrava quasi nuovo adesso non lo abbandonava mai neanche per andare a dormire. Quel meraviglioso capo giorno dopo giorno prese strane forme, si inzuppò di vino e di strani odori e piano piano la stoffa divenne lisa e comparvero i primi buchi che la signora cercava inutilmente di rattoppare.
Quando arrivò a cinquantacinque anni del cappotto non rimaneva che un misero cencio, e allora una mattina di agosto uscì di casa sotto gli sguardi beffardi dei passanti, ma lui non si accorgeva di niente, aveva detto che sarebbero andato a comprare una bottiglia di vino, si ritrovò su un ponte, faceva un caldo bestiale, stava sudando copiosamente, si levò il cappotto e lo lanciò nel fiume.
Parecchi giorni dopo un gruppo di ragazzini che giocavano nel fiume trovarono tra gli arbusti secchi un corpo di un uomo dall'apparenza età di cinquant'anni, alto non più di un metro e sessanta e secco da far paura, del cappotto nessuna traccia.
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