
MARINA
Marina era uscita di casa una mattina d'estate, aveva camminato per tutto il giorno, aveva conosciuto gente simpatica con cui aveva condiviso il pranzo, si era fatta tutti i vicoli, Via del Campo, Via delle Vigne, Via Luccoli, soffermandosi a guardare le effigia degli edifici, qualche disegno dalle forme strane, aveva camminato fino a sera senza provare stanchezza, di ritornare a casa non ci pensava nemmeno.
Camminava godendosi l’odore del mare e lo spicchio di cielo terso che spunta tra i palazzi allegri e vivaci, in contrasto con la penombra dei vicoli.
Era una ragazzina di diciotto anni, senza particolari problemi, una famiglia unita quanto basta, una certa agiatezza che non guastava, ma quel giorno aveva deciso di camminare e nessuno l'avrebbe fermata, neanche la notte con i suoi fantasmi e quando la stanchezza si fece sentire incominciò a correre sulla spiaggia per sentire sulla faccia gli schizzi d'acqua salata.
Si fermò soltanto ad ammirare il sorgere del sole, quante cose non aveva visto, ma finalmente avrebbe colmato tutte le sue lacune.
Girò quasi due giorni per Genova, stando attenta agli uomini in divisa che certamente la stavano cercando, in quei giorni per Marina non ci fu mai un rimpianto per le comodità della sua casa, non un pensiero per i genitori che stavano sicuramente passando un momento difficile.
Quando anche Genova gli diventò stretta si incamminò per l'Italia, in sei mesi fu vista, ormai era diventata famosa grazie ai mass media, a Milano, Venezia, Roma, ma anche in piccoli paesi difficili anche a pronunciare.
E proprio in una fredda giornata di gennaio si ritrovò per caso a passare per Genova, non era più la diciottenne di sei mesi fa, sembrava una donna avanti con gli anni, soltanto gli occhi erano rimasti gli stessi, occhi che non stanno fermi un attimo, sempre pronti a cogliere qualcosa.
Ma quel giorno Genova l'accolse con un freddo vento di tramontana, il Righi era coperto da un candido mantello di neve, e la colonnina del termometro segnava all'ora di pranzo non più di zero gradi.
Non mangiava da parecchi giorni e i genovesi non furono benevoli con lei, in due ore di elemosina non riuscì nemmeno a tirare su i soldi per comprarsi un panino.
Venne la sera, era troppo stanca per camminare, la stazione di Principe era il luogo ideale per recuperare un poco le forze, divise una panca con uno straccione che allungava le mani, fu buttata fuori da un brigadiere dall'aria furbetta.
Non andò distante si sedette all'entrata del sottopasso, il suo viaggio sarebbe finito lì, erano stati comunque sei mesi indimenticabili.
Perdette le forze, si risvegliò quasi subito, una mano d'uomo la stava toccando, le accarezzava la faccia e la invitava ad alzarsi, Marina aveva troppa voglia di camminare per rifiutare quell'aiuto, si infilò nella sua macchina calda e poi nel suo letto; quel giovane quella notte gli giurò il suo amore, alla mattina Marina senza lasciare traccia, era pronta per riprendere il suo cammino e adesso sapeva che ci sarebbe stato sempre in qualche parte del mondo si fosse recata, un uomo pronto a darle una mano per qualche ora d'amore e questo a Marina bastava, nessuno uomo avrebbe fermato il suo viaggio.
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